L’intervista è stata realizzata da Anna Chiavacci
Quando e come hai iniziato a scrivere?
Alle medie scrivevo già racconti, a volte anche insieme a un amico che era anche vicino di casa e con cui ci divertivamo a inventare storie. A me, a quei tempi, piaceva anche tanto inventare giochi da tavolo che condividevo con gli amici quando pioveva. Perché se era bello, visto che abitavamo in campagna, correvamo a giocare fuori. Non è poi così diverso dallo scrivere libri, è la stessa idea di fondo: inventi un mondo, inventi una storia, le regole e alla fine ci giochi. Scrivere e giocare credo siano attività che si assomigliano molto e per me devono rimanere così. Nonostante la scrittura sia per me oggi un mestiere, una grande soddisfazione personale e professionale, deve rimanere un gioco, questa idea un po’ frizzante di provare a fare una cosa per la prima volta e vedere come andrà, anche sbagliando, anche sbattendoci la testa.
Avevi un libro preferito alle medie?
Si e, stranamente, pur abitando lontano dal mare (in provincia di Piacenza), leggevo soprattutto libri di mare come Moby Dick, L’Isola del tesoro, Le tigri di Mompracem… forse proprio per quella dimensione del mare che vivevo solo per un paio di settimane all’anno. Non ne ho mai scritto, poi, perché non mi fido a scriverne: io il mare lo conosco solo da turista ma mi piacerebbe e… chissà… mi piacerebbe vedere l’effetto che fa!
Hai mai recitato e ti piace?
No, non amo recitare ma, soprattutto, ho molto rispetto per gli attori, per il loro lavoro, e ce ne sono di bravissimi. L’unica cosa che ho fatto e che si avvicina a questo sono delle letture dei miei libri con l’accompagnamento di musicisti.
C’è un personaggio nella cui vita ti piacerebbe immergerti per un poco?
Si, Tarzan. Credo che sia una figura tra le più lontane da me, fisicamente, mentalmente… è una figura che mi affascina, credo che in ognuno di noi ci sia un po’ di Tarzan e andrebbe riscoperto ogni tanto.
I tuoi personaggi e i tuoi libri come nascono?
Quello che racconto sono sempre cose che so, cose che ho vissuto, città in cui ho abitato, personaggi che conosco molto bene… non mi fido ad andare oltre. Annalilla, il personaggio di un mio libro per esempio, nonostante sia una ragazzina di 11 anni è la mia autobiografia, una fetta almeno. Forse tutti i libri sono delle autobiografie nascoste ma quel libro in particolare.
Guardi la TV e cosa?
Guardo poca TV e non guardo i telegiornali in TV, leggo i quotidiani e mi informo anche via Internet per le notizie, guardo ciò che mi piace ma non seguo la TV generalista. Con tre bambine piccole guardo molta televisione per bambini: ci sono tanti programmi belli, meno stereotipati e violenti di quando ero piccolo io. Attraverso certi cartoni animati, per esempio, puoi ritrovare le dinamiche del perdono, dell’amicizia, dell’accoglienza, dell’integrazione ed è positivo per le nuove generazioni.
Che musica ascolti?
Di tanti tipi: la musica antica, quella classica, jazz, rock… forse quello più “classico”, Rolling Stones, Pink Floyd, i Beatles… ma anche musica “nuova”, attuale.
Vuoi raccontare qualcosa ai lettori per chiudere?
Vorrei parlare dell’Hummus, una ricetta ebraica, una specie di crema di ceci che ha la caratteristica che è talmente ghiotta che più ne prepari e più ne mangi, si mangia con il pane facendo la “scarpetta”… ecco per me i libri sono un po’ questo… più ne hai più ne leggeresti e l’augurio che mi sento di fare ai ragazzi, ma a tutti in generale, è quello di continuare a rimanere golosi di libri.